Qualche giorno fa mi trovavo ad assistere a un seminario organizzato nella sede di Confindustria della mia città. Mentre aspettavo l’arrivo del primo relatore, si sedette di fianco a me una ragazza, che poco dopo si accorse di conoscere una sua coetanea, seduta nella fila dietro di noi.
“Ma dai ciao! Come stai? Cosa stai facendo ora?”
“Ciao! Sto bene grazie e tu? Io ora sto frequentando la facoltà di Food marketing e per forza di cose sto vivendo qui, purtroppo...”
“Ahahah ma come? Dai, non dire così!”
“No, no… cioè. Piacenza mi piace, è una città bella – morta – ma bella! Poi sai, io qui non riesco a conoscere nessuno, quindi nel weekend torno a Ferrara, almeno lì ho i miei amici e usciamo…”
Origliare questo breve dialogo mi fece sorridere con consapevolezza e una lieve amarezza. “E come darti torto!” avrei voluto dirle, ma mi trattenni. Dopo due anni a fila trascorsi nella mia città natale, posso dire di aver esaurito le possibilità da concederle per poterla definire un bel posto in cui vivere. L’unico motivo per cui sto resistendo ancora qui è la soddisfazione che mi sta dando il lavoro, una casina da accudire, un ragazzo da aspettare, una famiglia da rispettare, degli amici da “vivere”. Ok, sono 5 ENORMI motivi mannaggia… ma la verità è che non ce la faccio più. Dentro di me qualcosa freme per avere di più “intanto che sono ancora in tempo” (in tempo per cosa, poi? Quale scusa il mio subconscio sta tentando di elaborare?). Di giorno mi nutro di caffelatte e storie di persone che hanno girato il mondo, sogno una vita fuori dagli schemi – che non segua i ritmi dettati dalle consuetudini e dall’orologio biologico – e nel frattempo mi faccio i conti in tasca e lotto per non ridimensionare troppo i miei desideri.
Così, tra un castello di sabbia mentale e mille nuove speranze, ho pensato di scrivere le 10 cose che amo fare a Piacenza in questo periodo dell’anno, nonostante tutto. Attenzione però: niente cliché e poca logica sono state le linee guida che ho seguito per stilare questo strambo decalogo.
Sbucare in Piazzale Plebiscito facendo il solletico a San Francesco
Ci sono degli scorci della città che sono veramente speciali: dei punti di vista particolari che ti fanno intercettare elementi architettonici e di passaggio che si trovano esattamente dove dovrebbero essere. Uno di questi è un passaggio stretto, tortuoso ma breve: dalla Chiesa di San Francesco, guardando Piazza Cavalli dalla sua posizione un po’ in disparte, tieni la sinistra e infilati in quell’angolino apparentemente buio. Sbucherai in un baleno in Piazzale Plebiscito, con le sue panchine in marmo bianco e gli alberi quieti che vigilano silenziosamente sulle volte del chiostro della chiesa, al di là della cancellata in ferro battuto. Dall’altra parte cominciano le viuzze acciottolate del centro, come Via Sopramuro che incrocia Via Felice Frasi, oppure l’antica Galleria San Donnino e i suoi negozi di alta moda, troppe volte dimenticati.

Piazzale Plebiscito (foto da urbanfilepiacenza.blogspot.it)
Via Pace, nei giorni di mercato e non
Un’altra via che amo molto è Via Pace e mi piace accedervi percorrendo Via Scalabrini a piedi, partendo dal “famoso” monumento della Lupa (Piazzale Roma). Quando stai per arrivare nel cuore del centro storico, troverai questa piccola via sulla destra e ti accorgerai della sua presenza perché rappresenta un attrattivo invito a raggiungere la Cattedrale, che ti aspetta là in fondo. Nei giorni di mercato (il mercoledì e il sabato mattina) Via Pace ospita i banchi più belli, a detta delle esperte che non si perdono neanche una “puntata”. Verso sera invece, puoi fare un aperitivo alla Bottiglieria del Duomo: un bar dall’aria familiare, con una curata selezione di vini, una piccola cucina gustosa e una selezione di cocktail preparati a regola d’arte. Puoi rimanere lì tutto il tempo che vuoi, anche dopo cena… troverai sempre qualcuno che ti farà compagnia. Se ti avanza tempo, prima di entrare o di rincasare, fai un giro anche ai Chiostri del Duomo e rimani a guardarlo per un po’ con il naso all’insù.
Un giro da Eataly, prima di cena
Per me fare la spesa ha un potere terapeutico. Mi piace immergermi tra i colori del reparto frutta e verdura, confrontare i prezzi dei prodotti, scegliere i cereali della colazione e variare sempre i dolci che amo concerdermi al mattino (tanto è mattino!). A 27 anni suonati, uno dei miei argomenti di discussione preferiti sono i supermercati: al traffico insostenibile che si forma tra i corridori dell’Esselunga, preferisco l’aria internazionale che si respira alla Lidl e, se proprio non trovo quello che cerco, snobbo l’enormità dell’Iper Coop per quella più contenuta del Galassia. C’è un posto però, dove non compro quasi mai niente ma un giro ogni tanto ce lo faccio… perché è semplicemente bello: la sede di Eataly sullo Stradone Farnese. Costruito pochi anni fa nell’edificio dove sorgeva la Cavallerizza della città, questo punto vendita di lusso è luminoso, tranquillo e pieno di prodotti regionali dalle confezioni così belle che si addicono più a regali che a semplice “spesa”. Al piano superiore ci sono i ristoranti, dove puoi scegliere tra primi, pizza, carne e pesce (penso). Ci sono stata poche volte, per lo più in occasione di eventi di street food, ma penso sia un’ottima opzione per mettere insieme i gusti diversi di più persone, specialmente quando fuori fa freddo o piove.
Prendere la pizza da asporto al Primo Forno
Rimanendo su tema cibo, devo dire che Piacenza vanta un’ampia scelta di ristoranti eccelsi. Se però la sera hai solo voglia di pizza e magari ti sei trasferito da poco in città come la ragazza di Ferrara, ti consiglio la pizzeria da asporto che attualmente è in cima alla mia Top Ten. Si chiama Primo Forno ed è appena nata, così recente che nel momento in cui scrivo non dispone ancora del servizio a domicilio. Sono ragazzi giovani, che hanno intrapreso una nuova attività in un quartiere residenziale privo di altre attività commerciali… e che anche per questo vanno appoggiati. In via Via Raffaello Sanzio 28 puoi ordinare una pizza grande ma non esagerata, ricca di ingredienti genuini e di stagione, accostati con gusto sotto nomi originali. E poi è davvero digeribile (penso che l’impasto sia integrale, ma rimane morbido come quello fatto con le farine più raffinate). Puoi portarla a casa o mangiarla lì, nella saletta con i tavoli e le panche in legno dipinto di giallo.
Al secondo posto – a pari merito nella mia lista delle migliori pizzerie da asporto di Piacenza – trovi Il Veliero di Via Farnesiana, il Maialetto di Viale Dante e Lievita di Via Conciliazione (quest’ultima è un po’ cara, perché l’impasto delle pizze è preparato con il lievito madre).
Il dopo-cena al Binario 411
Abbiamo fatto l’aperitivo, abbiamo cenato… ora non resta che trovare il modo di concludere la serata. Il Binario 411 è un locale che mi piace tantissimo, con il suo design che concilia armoniosamente le atmosfere informali di un pub irlandese e l’eleganza di un locale metropolitano di tendenza. Ma soprattutto mi piace per la gentilezza dei proprietari, i quali mettono davvero tanta passione nel lavoro che — da poco più di un anno — impegna le loro “nuove” vite. Con loro puoi chiacchierare di serie tv al bancone del bar, mentre ti fai preparare un cocktail personalizzato o accetti un assaggio della birra artigianale del mese; puoi anche consumare una cena frugale con un panino un po’ gourmet o il piatto del giorno preparato dallo chef. Al Binario non manca mai la musica e qualche volta suona pure un deejay (quando non viene interrotto dalla signora in vestaglia che si lamenta per il chiasso delle undici di un qualunque sabato sera).
Ascoltare musica live al The Wall Club
Se anche tu come me preferisci cento mila volte un concerto live a una serata in discoteca, allora potresti apprezzare il The Wall Club, altro locale novello che anima indisturbato le nottate della zona industriale in cui ha trovato sede. Come dice il nome, si tratta di un circolo privato, ma per entrare la tessera ti costerà solo 3 euro (all’anno). Sul palco dell’ampio locale, il venerdì e il sabato si alternano due band emergenti per serata, mentre il giovedì e la domenica pomeriggio i musicisti possono liberamente improvvisarsi in intense jam session. L’ambiente è informale (niente tacchi, per l’amor del cielo), la scelta di bevande svariata e sui tavolini non mancano mai i pop corn. Indirizzo: Via Gabriele Villani 13.
I film al Jolly (il giovedì a 3€!)
Ma la cosa che più amo fare durante i miei freddi inverni padani è andare al cinema, ma non uno qualsiasi: a me piace andare al Jolly. La sua accogliente sala da visione si trova a San Nicolò, un paese che sulla carta si trova sotto il Comune di Rottofreno, ma che di fatto è una specie di prolungamento della città di Piacenza (basta passare il ponte che attraversa il fiume Trebbia e lo si trova all’altezza dell’ultimo semaforo, sulla destra). Il Nuovo Jolly fa parte di un circuito di cinema sostenuti da fondi europei, per la promozione della cultura attraverso pellicole d’autore, film storici e storie che insegnano sempre qualcosa di nuovo (anche a Barcellona ne avevo trovato uno, le cui proiezioni erano solo in lingua originale). Quando guido fino a questo luogo, provo una bella sensazione: quella di chi sa che sta per raggiungere un posto molto simile a casa, dove verrà salutato cordialmente dai due gentili proprietari, che strappano biglietti mai troppo cari (a cui io aggiungo sempre un pacchetto di rondelle alla liquirizia).
Se per caso non fossi automunito, niente paura: la mia alternativa in centro è il Cinema Corso (sì, si trova sul Corso Vittorio Emanuele), che propone una scelta di pellicole un po’ “di nicchia” simile a quella del Jolly. Per tutti gli altri film, puoi recarti alla vicina sala del Politeama, le cui atmosfere retro un po’ sfiorite sono mille volte più autentiche di quelle abbaglianti del Cinema Uci. In quella macchina per soldi blu e gialla, i quaranta minuti di spot pubblicitari e (doppi!) trailer ti rincoglioniscono a tal punto che ne hai abbastanza prima ancora che inizi la storia. Molto meglio un cineforum tra amici, in casa e con un bicchierino di bargnolino (o nocino) in mano.
Fare sport tra una commissione e l’altra
Il bello di vivere in una città piccola come Piacenza è che tutto è a portata di mano. Se hai la fortuna di lavorare in città o, come me, alterni momenti in ufficio a giornate di lavoro in casa, riesci a incastrare perfettamente impegni e svago (e ce la faresti anche senza prendere l’automobile per fare solo 100 metri, ne sono convinta). Io per esempio vado a correre, in pausa pranzo oppure quando le parole che sto scrivendo al pc cominciano a incrociarsi tra loro. Durante la bella stagione mi reco sull’argine del Po, oppure sul Facsal (il Pubblico Passeggio che permette ai piacentini di percorrere le antiche mura della città). D’inverno, invece, preferisco l’ex-tangenziale: un anello di 1’100 metri in una zona poco trafficata, separato dalla tangenziale tramite una collina. Qui c’è sempre qualcuno che fa jogging, passeggia a passo sostenuto chiacchierando con gli amici, porta fuori il cane (c’è l’area apposita) anche se fuori piove, fa freddo o se c’è buio, perché è sempre ben illuminata. Qui mi piace dare sfogo alla mia ultima fissazione, che si chiama Audible ed è niente poco di che la raccolta di audiolibri selezionata da Amazon. Da quando lo uso (l’abbonamento costa 9,99 euro al mese e il primo è gratuito) la mia vita è cambiata. Da ignorante scrittrice che non leggeva nemmeno un libro all’anno, sono a quota due nel giro di un mese (uno di questi ha 600 pagine e si chiama La notte ha cambiato rumore). Ora mi sono intrufolata nelle vicende napoletane del commissario Lojacono de I Bastardi di Pizzofalcone, attraverso le parole di Peppe Servillo (la cui parlata sarebbe da incorniciare). Nel mentre, posso fare un sacco di cose. Cammino lentamente verso “il baracchino” automatico dei prodotti della Val Trebbia, compro il latte fresco per il giorno dopo, un po’ di ricotta (quella densa, buona anche da mangiare così) e una mozzarella che all’Esselunga, scontata del 40%, costa comunque il doppio. E poi mi metto a cucinare… o almeno ci provo.
Una serata a teatro fuori dal tempo
C’è un’altra cosa che un viaggiatore di passaggio per Piacenza dovrebbe provare a fare: andare a teatro. Io non sono amante di questo elegante diversivo, ma devo ammettere che le poche volte che ci vado mi rimangono impresse nella memoria. L’anno scorso, era novembre, sono stata con un’amica al Teatro Municipale per assistere allo spettacolo Calendar Girls, con la bravissima Anna Finocchiaro, ma ci sono sempre così tante proposte di prosa e balletti da tenersi impegnati in tutte le settimane (qui il sito della Fondazione Teatri della città). Poco distante, il Teatro dei Filodrammatici fa capolino all’angolo tra Via Santa Franca e Via San Siro, con i suoi spettacoli di giovani talentuosi che si stanno aprendo la strada verso una carriera difficile, ma piena di passione. Quando esci da uno spettacolo così, in una serata un po’ fuori dal tempo, non c’è luogo migliore di concluderla che con una birra all’Irish Pub. Lo troverai sempre al suo posto, a metà strada tra quei luoghi immersi nella poesia, di fronte alla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi e a una scuola elementare che dorme ancora un po’, prima di riaprire le porte alle voci allegre dei bambini.
Immaginare serate innovative e poi preferire la coperta di Dalani
Ci sono un sacco di cose che vorrei provare, ma che non ho mai fatto a Piacenza. Per esempio c’è il ChezArt, un club privato a cui si può facilmente accedere con una tessera che vale 5€ l’anno. Questo piccolo locale pare essere tanto radical-chic quanto interessante: al suo interno vengono organizzate mostre fotografiche, serate Erasmus e spettacoli di musica live… il tutto nascosto dietro una porticina nera che si affaccia sulla pittoresca Piazza Borgo.
Mi ispira molto anche la nuova gestione del Kiosko, locale storico che non ha mai smesso di essere il ritrovo di motociclisti provenienti da ogni dove ( i quali – tutti indistintamente – amano volteggiare sulle forme sinuose della “nostra” Val Trebbia) ma che ora il mercoledì sera diventa anche una sala da karaoke, il giovedì accoglie i fan di band indipendenti e il venerdì notte fa scatenare il pubblico al ritmo di famose canzoni rivisitate da cover band locali.
Un’amica (dallo spirito senz’altro più arzillo del mio) mi ha parlato bene anche del Madhouse, una discoteca cittadina dove puoi ballare senza sentirti una sardina in scatola e partecipare alle serate vintage che organizza, come quelle in cui impazza la musica degli anni ’80.
Infine c’è lui, il Baciccia, il bar letterario dove puoi consumare una cena gustosa, sorseggiare un innocente Baileys nella saletta con i libri, dissetarti con una birra alla spina mentre assisti agli spettacoli di Stand-up comedy del giovedì sera o prima di scatenarti seguendo il sound dei deejay del fine settimana. Sono anni che questo locale è il luogo di ritrovo perfetto per qualunque occasione, quello dove si fanno due chiacchiere, si incontra gente e si sta sempre bene, alla fine.
Quando però fuori fa freddo, il silenzio fa da padrone alle strade fuori dalla finestra e non si capisce se pioviggina o è solo nebbia… il divano vince, anche se è sabato sera ( con la colpa ugualmente ripartita tra Netflix e la coperta pelosa di Dalani)!
Ho preso in prestito la foto di copertina dal blog ioviaggiocosi.com (e sono molto felice di aver scoperto il mondo di questa mia concittadina! Leggi qui il suo articolo su 5 cose da fare a Piacenza d’inverno)
Ciao!
Il piacere è mio! Ho letto l’articolo e mi è piaciuto.. Mi sono ritrovata anche in alcune cose che scrivi 🙂
A me Piacenza piace, ha il suo fascino secondo me.. poi chiaramente anch’io lavoro qui, ho i miei affetti e di sicuro questi sono ottimi motivi per non abbandonarla.. detto questo non so se l’abbandonerei comunque 😉
Grazie per aver apprezzato la foto è il blog!
A presto
Federica
Ioviaggiocosi.
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Bellissimo post, letto con piacere ricordando i giorni trascorsi a Piacenza quasi un anno fa ormai. Anche io ho scritto un articolo per raccontare la città, tempo fa. Me l’hai fatto tornare in mente con piacere. Piacenza è una città particolare, ma sa farsi voler bene.
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Sono davvero curiosa di leggere il tuo post… lo puoi linkare qui se ti va 🙂
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