Cosa amo di Piacenza

Non vedevo l’ora di tornare in Italia per poter scrivere un articolo sulla mia città natale. Quello che desideravo era l’occasione di vedere Piacenza con occhi diversi, con un filtro privo di pregiudizi e, specialmente, di abitudini paralizzanti.

Mi sono quindi presa qualche settimana per raccogliere immagini (nella mente e nel telefono), chiacchiere e storie, suoni e canzoni, piatti serviti alle feste di paese. Il risultato lo voglio raccontare proprio così: con i colori delle foto scattate, con le parole delle canzoni ascoltate e con il profumo dei sapori autentici della nostra tradizione.

Camminare soli e con centinaia di persone

FieraIl 4 luglio non è solo il famoso Independence Day, perché per gli oltre 100 mila abitanti di una piccola città della Bassa padana è anche la Festa del Patrono.

Sant’Antonino è infatti il patrono di Piacenza, che per  l’occasione si riempie di banchi di vestiti, alimentari e artigiani di ogni tipo.

Il “giro sulla fiera” è un appuntamento fisso anche per i più scettici, un’occasione per incontrare conoscenti e amici, fermarsi con loro a scambiare due parole, senza mai farsi mancare la dimostrazione della moda dell’anno per poi cedere al suo acquisto (se lo fanno tutti, per una manciata di euro… ce la portiamo a casa anche noi).

Dopo il panino con la porchetta con le amiche e l’acquisto del tradizionale vestito colorato che speri ti possa aiutare a sopportare meglio l’afa, la giornata di shopping all’aria aperta finisce e si ritorna alla routine quotidiana.

Le abitudini danno tranquillità, sicurezza e il piacere di stupirti quando vengono rotte. Per esempio accade quando all’ora del tramonto, rincasando in sella alla tua bicicletta, ti imbatti in uno spettacolo che non ti capiterà di vedere molto spesso. E così Piazza Cavalli si trasforma in una grande sala di yoga, con i suoi due grandi destreri che fanno da guardia ai partecipanti ignari della bellezza suscitata nei passanti curiosi.

Piazza Cavalli Piacenza

I brunch in veranda e i pisarei e fasö

In città come Milano o Barcellona, fare i brunch è una moda che coinvolge tutti. È facile venire a conoscenza dei posti migliori, specializzati in colazioni da leccarsi i baffi, fuori dai quali è possibile aspettare in coda anche delle ore per poter finalmente assaporare le specialità del locale. A Piacenza il brunch è home-made e diventa l’occasione migliore per festeggiare un compleanno, passato al fresco di una veranda che guarda riposare le balle di fieno nel campo. Perché anche se non sei una cuoca provetta, la tradizione della cucina piacentina e l’idea del “cattar su” per reinventare piatti gustosi… ce li hai un po’ nel sangue.

Brunch Piacenza

Proprio così nacquero Pisarei e Fasö : dal pane vecchio, fatto grattuggiare e impastato insieme a un po’ di farina e condito col sugo di fagioli borlotti, quelli scuri che solo per il colore si distinguono dai “pisarelli”.

Pisarei e Faso

Una posizione strategica

Piacenza è una città borderline: quando serve diventa una provincia lombarda, che dista da Milano solo 50 minuti di treno. Lo sanno bene i suoi pendolari, che ogni mattina lo aspettano per andare a lavorare. Ma il Po è sempre lì, quasi a ricordarci che noi stiamo dall’altra parte, pronto a rivendicare quelle differenze che contraddistinguono gli abitanti di Piacenza, prima tappa verde tra le bellissime città che sorgono lungo la Via Emilia.

Piacenza Mappa

Quando il sole splende e arriva il weekend, i piacentini si liberano del vestito formale e salgono in sella alla loro moto, oppure riempiono di amici l’auto, insieme ai loro teli colorati. Per chi non può fare a meno del mare si va in Liguria, raggiungibile dopo sole due ore di strada, oppure si imbocca la Statale 45, lasciandosi cullare dalle curve della ridente Val Trebbia, per prendere il sole lungo il fiume, fare una partita a briscola a mangiare una fetta d’anguria nel paese più vicino.

Val Trebbia Piacenza

Perché se abiti a Piacenza l’auto è una cosa seria: con lei vai al lavoro e verso la musica, quella che ti porti dentro e che ami ascoltare live, le sere d’estate alle feste di paese. Con lei vai al cinema, oppure a prendere il latte fresco dagli agricoltori (sempre che tu non abbia la fortuna di avere “il baracchino” sotto casa!).

Concerto Travo Piacenza

L’amore per il viaggio e la musica emerge nelle battute ritmate de Il Camionista di Davide Van De Sfroos, artista italiano che fa del folclore melodia e che un’estate è passato pure per il Parco Archelogico di Travo, in occasione del Festival Dal Missisipi al Po.

Cosa mi piace di Piacenza

duomo piacenzaLa verità è che – pur avendo un rapporto conflittuale con la città in cui sono nata e cresciuta – mi piace raccontare Piacenza, soprattutto a chi non c’è mai stato.

Quando capita, mi mi improvviso guida turistica e comincio con la storia dei colonnotti dello Stradone Farnese, perché mi è sempre sembrato divertente pensare che quelli fossero i “parcheggi dei cavalli”, proprio come diceva mia nonna.

Immancabile, poi, è la carezza alla lucertola della Posta Centrale, quella che oramai è lucida come l’oro (si trova in Via S. Antonino, su una dei rilievi appuntiti che rivestono l’edificio).

Tappa d’obbligo è senza dubbio il Duomo, insieme alla sua gabbia di ferro, dalla storia inquietante quanto intrigante, che rimarrà per sempre nella memoria di una bambina delle elementari. (Aggiornamento del 2018: fino al 7 luglio si può partecipare ai Misteri della Cattedrale, mentre in Santa Maria di Campagna è possibile partecipare alla Salita al Pordenone, prorogata al 15 luglio)

E che dire dei negozi del centro? Forse solo che non hanno nulla da invidiare alle boutique di Milano. Ne sorgono sempre di nuovi, ma senza mai togliere spazio ai bar e alle pasticcerie storiche, quelle dove si aspetta Natale per comprare il panettone più buono della città.

C’è poi Via Calzolai con la sua atmosfera d’altri tempi e c’è Via Roma, cosmopolita e multietnica, profumata di spezie di giorno e animata dalle chiacchiere dei giovani che si svagano in birreria nelle calde sere d’estate.

A Piacenza ci sono anche due università: la Cattolica e il Politecnico, certamente più tranquille delle loro sedi centrali a Milano, così come dovrebbe essere un ambiente di studio.  Per chi cerca un luogo dove studiare, che abbia tutte le comodità a portata di mano, c’è la splendida Biblioteca Centrale Passerini-Landi; mentre per tutti i lavoratori da remoto come me, consiglio lo spazio di coworking del Comune Urban Hub, dove ha sede anche lo sportello Start-up di Piacenza.

La cultura avvolge la città con le sue librerie, le gallerie d’arte e le iniziative come il Cinema all’Aperto nell’Arena Daturi, giusto al lato del meraviglioso Palazzo Farnese.

Palazzo Farnese Piacenza

In questa città c’è anche tanta creatività, come quella in cucina dei ragazzi del Food, di artigiani della pelle come Le Mani e La Luna e di creatrici di piccole bellezze come Pizzi&Mirtilli.

Piacenza ha il Facsal, il Pubblico Passeggio che percorre le antiche mura della città: questo viale alberato è il ritrovo di amici di ogni età e il percorso ideale per  chi vuole fare un po’ di sport senza prendere l’auto o chiudersi in palestra. Qui le coppie si baciano sulle panchine rivolte verso quella che un tempo era la periferia e che oggi può essere chiamata centro. Non mancano musicisti che si esercitano a suonare il loro  strumento, ragazzi che fanno parkour e intere comunità che si uniscono in danze religiose.

La domenica il Facsal diventa la seconda casa per le famiglie di ogni nazionalità, che hanno trovato il luogo perfetto dove far giocare i bambini in totale sicurezza, al riparo dal traffico. Sono loro che più di tutti fanno riflettere, perché sanno muoversi in città quasi meglio degli autoctoni e l’hanno scelta perché a Piacenza hanno trovato un bel posto in cui vivere.

Faxhall Piacenza

Serate PiacenzaFontana Piacenza

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