Eravamo due, era estate e avevamo un’auto tutta per noi. Non sono mancati gli imprevisti, così come non è mai mancato il buon cibo o la voglia di camminare. Siamo partiti dall’Italia e siamo giunti in Francia: questo è stato il nostro viaggio on the road in Provenza, giorno dopo giorno.
Giorno 1 : Nizza
Ricordo Nizza per la sua eleganza e per le sue viuzze piene di turisti, intenti ad acquistare oggetti caratteristici nei negozi tipici o a gustare un fritto misto cucinato a due passi dal mare. Ricordo il meraviglioso Museo di Chagall, all’interno del quale ho perso il senso del tempo e ricordo il mercatino dell’antiquariato della domenica mattina, nella parte est del lungomare, dove ho comprato cinque bottoni diversi che porto ancora con fierezza sul mio cappotto grigio.
Giorno 2: Grasse
Credo sia stato a Grasse che ho iniziato a dire “voglio una casa qui”. Grasse ha risvegliato la mia voglia di viaggiare, grazie a quella vista spettacolare che mi ha regalato dall’alto della sua piazza affacciata sulla valle. Grasse è famosa specialmente per essere “la città del profumo”, quella dove è d’obbligo una visita al Museo del profumo dal quale sicuramente si uscirà con almeno un pacchettino in mano.
Ci siamo poi addentrati nella vera e propria Provenza, percorrendo strade tortuose, in un paesaggio ogni volta più sorprendente, fino ad arrivare a Barreme. Questo paesino probabilmente passerebbe inosservato se non si trattasse di un punto strategico per iniziare una delle escursioni più affascinanti d’Europa. Qui abbiamo pernottato in una vera e propria locanda, dove il tempo è sospeso e il burro in cucina non manca mai.
Giorno 3: Le gole del Verdon
Un’escursione che non si dimentica facilmente: il Sentiero Martel. Cominciato al volo, in ritardo, con il servo sterzo della Punto che ci abbandonava alla prima curva (e ne mancavano almeno altre dieci). E mentre il mio stomaco si arrendeva in balia degli eventi, siamo arrivati all’autobus che ci avrebbe portati alla partenza del percorso – il Rifugio de La Maline – con la bellezza di 5 minuti di anticipo. Peccato per la coda di gente che, una volta salita sull’autobus, lo ha riempito completamente e ci ha lasciati giù, a guardarla dal basso all’alto lasciandoci solo il tempo per capire che non c’era più posto per noi.
Ma perché conformarsi alla massa? Se questa camminata non s’ha da fare per il verso giusto, la faremo al contrario! E così siamo partiti dall’arrivo, parcheggiando l’auto in prossimità dell’unico ristorante in località La Palud, con la speranza che alla fine avremmo trovato un autobus che ci avrebbe ricondotto al punto di partenza (la nostra partenza).
Un consiglio: verificare sempre la durata, la lunghezza e il dislivello di qualunque cammino che si decida di intraprendere e, soprattutto, non dare per scontata la presenza di cibo e acqua lungo il percorso, perché stiamo parlando di montagna!
In ogni caso, sono stati i 13 chilometri, le 8 ore, e i momenti di fame e sete più spettacolari di sempre. C’eravamo noi, altri escursionisti (il giusto numero che ti permettesse di goderti la natura, senza sentirti solo) e la nostra unica bottiglia di Ferrarelle (la mia coperta di Linus), più due pezzi di pane rubati a colazione (lunga vita ai raptus di cleptomania delle 6 del mattino).
Alla fine ce l’abbiamo fatta, abbiamo recuperato l’auto e ci siamo messi in moto arrivando al luogo dove avevamo pianificato di pernottare, intorno alle 9 di sera. La cittadina di Apt è perfetta come sosta di passaggio, specialmente se non si amano i luoghi affollati (o forse sarebbe meglio dire, se piacciono i luoghi completamente deserti). Memo per le prossime volte: i paesi della Provenza non sono come quelli spagnoli: lì alle 10 di sera al massimo troverai un barista che sta per chiudere i battenti e, per pietà, ti tira fuori una coppa di due palline degli unici gusti di gelato che ha, servendoteli fuori (perché dentro sta pulendo), dove puoi mangiarla in silenzio … per non disturbare.
Giorno 4: Avignone e Marsiglia
Ma prima: tappa imprevista a Gordes. Avete presente quando siete su una strada ma da parte a voi, un po’ in lontananza, vedete un luogo così intrigante che vi fa cambiare istintivamente rotta?Questo è quello che è successo a noi nello scorgere il borgo di Gordes, arroccato su un’altura a pochi chilometri dalla strada principale e non è stato difficile girare il volante per fare proprio in questo pittoresco paesino medievale una sosta non programmata.
Avignone poi, è splendida. Circondata dalle mura e tutta bianca, proprio come il grandioso Palazzo dei Papi. Fu questo il luogo che rese la città francese la nuova capitale del Cattolicesimo, da quando nel 1305 Papa Clemente V vi si rifugiò insieme alla sua corte, investendo la città di un nuovo dinamismo. Non ricordo quanto pagammo il biglietto d’ingresso, ma controllando ora sul sito, leggo che la tariffa ammonta a 12 euro. Mi ricordo però molto bene il bellissimo percorso fatto all’interno, in cui è possibile leggere interessanti schede informative multi-lingua (anche italiano) posizionate in punti strategici.
A pochi passi dall’uscita del Palazzo, ecco uno dei pochi negozi di souvenirs che vale la pena visitare: una stanza le cui pareti sono interamente ricoperte di mattonelle di sapone, di colori e sapori diversi: il paradiso per chi, come me, impazzisce all’idea di poter scegliere.
Il biglietto da noi acquistato includeva anche l’accesso al ponte sospeso, ovvero il ponte St. Benezet (Pont d’Avignon). È strano percorrerlo perché, pur sapendo di non poter raggiungere l’altro lato del Rodano, si intraprende ugualmente la strada, quasi a voler sfidare la sorte. Il risultato è piuttosto spettacolare: ci si ritrova in mezzo al fiume e ci si lascia scompigliare i capelli dal vento per un po’. Lassù, durante una bella giornata di sole, ho ragionato sul fatto che non sempre la vita prende la direzione che immaginavamo e spesso bisogna tornare indietro per intraprendere un nuovo percorso. Questo però non significa che quel momento di sospensione e incertezza sia un errore, anzi… può rivelarsi una bellissima esperienza. Ok, ok… ora la smetto. Volete sapere perché il ponte è rimasto a metà? La verità è che è andato distrutto negli anni, ma la leggenda ad esso legato è rimasta lì, nel cuore della struttura portante, insieme alla pietra originaria. Questo ponte – edificato per la prima volta tra il 1177 e il 1185 e più volte ricostruito – è stato il soggetto di numerose rappresentazioni pittoriche e viene celebrato nella famosa canzone per bambini Sur le pont d’Avignon.
Marsiglia
Nel pomeriggio abbiamo ripreso l’auto e guidato fino a Marsiglia, dove abbiamo pernottato ma non prima di consumare una cena squisita in un autentico ristorante africano, scovato su TripAdvisor. Qui ho scoperto la mia cucina ideale, dove abbondano le verdure e qualsiasi dolce è a base di miele. Che poi il bello della Francia è che i piatti serviti nei suoi ristoranti sono sempre un po’ contaminati da sapori etnici. Per le strade di Parigi, di Nizza e di Marsiglia non stupisce incontrare volti dalla carnagione scura, che parlano la stessa lingua dei loro connazionali dai colori chiari e il nasino all’insù. Marsiglia è anche una città portuale, crocevia di culture e destini diversi che le danno quel sapore speciale. Lo so che in apparenza potrebbe sembrare solo sporca, ma se si prova a guardare al di là della superficie, si scopre lo stesso fascino che fa innamorare di Genova o del Raval di Barcellona.
Giorno 5: Antibes e Cassis
Infine, abbiamo fatto un ultimo pernottamento vicino alla famosa cittadina di mare Antibes, in quello che in assoluto è stato il mio posto preferito: Cassis. Rispetto ad Antibes, in cui per trovare un fazzoletto di spiaggia dove poterti distendere devi lottare fino allo sfinimento, Cassis è un angolo felice di Costa Azzurra. In particolare noi ci siamo allontanati dal centro del paese, sbucando sugli scogli su cui si affacciavano eleganti ville residenziali. Da qui ci siamo tuffati in un mare spettacolare, respirando quell’aria di spensieratezza che solo la natura più silenziosa sa regalare… a chi sa ascoltarla.
Giorno 6: il rientro
Sulla via del ritorno non potevamo evitare un’ultima tappa non prevista a Finale Ligure, per fare l’ultimo bagno e per non dimenticare che siamo noi a decidere le soste della nostra vita.