Legnano.

Non ti viene concesso di scegliere dove nascere, di decidere quali saranno i luoghi che ti vedranno cambiare, mutare, crescere, e quindi ti può succedere di muovere i tuoi primi passi in una città di periferia del Milanese, Legnano, una città piena di contraddizioni e di tradizioni.

Legnano piazza

Solitamente si dice che siano i cittadini a fare la città, io penso che Legnano sia diversa. Legnano è un luogo, un palcoscenico dove succedono cose, in questo caso è la città a fare i suoi abitanti non sono loro a forgiarla. Ora vi spiego il perché.

Dal punto di vista storico su questo luogo ci sarebbero da dire un sacco di cose. Questa terra di mezzo, come mi è sempre piaciuto definirla, situata esattamente a metà tra Varese e Milano, può vantarsi di essere citata all’interno dell’Inno di Mameli (sì esatto avete capito bene, il nostro inno nazionale), ma nella seconda strofa però, quella che a scuola non ti insegnano e che non sa mai nessuno (già è tanto ricordarsi la prima). La citazione se l’è meritata nel lontano 29 maggio 1176 quando i comuni della Lega Lombarda, a Legnano, riuscirono a sconfiggere Federico I il Barbarossa imperatore del Sacro Romano Impero, difendendo la loro libertà contro l’egemonia del nemico.

Mi ricollego a quello che vi dicevo all’inizio, facendo notare che già da qui si possono notare le contraddizioni: città importante ma sconosciuta, storica ma quasi dimenticata.

Se vi capiterà mai di passarci per caso oggi, ottocentoquarant’anni dopo, vi sembrerà di trovarvi nella classica cittadina di periferia, poche persone durante la settimana, grande affluenza di famiglie che passeggiano per il centro nel weekend ma se vi capitasse magari di trovarvici l’ultima domenica del mese di maggio, vi accorgereste di come in fondo il tempo si sia fermato un po’ li, a quel giorno in cui la storia ha deciso di regalare un po’ di grassetto al nome di un luogo che altrimenti non avrebbe mai avuto un suo riscatto. Troverete una città divisa in otto contrade pronta a commemorare e festeggiare ancora una volta quel giorno. Gli anni l’hanno mutata di certo ma quella vittoria ha creato come un’anima alla città che la rende più forte delle influenze.

Legnano Palio

Per questo motivo vi dico che è la città ad avere più polso dei cittadini, perché se 364 giorni l’anno troverete legnanesi lamentosi e un po’ “fighetti”, in quella sola domenica di maggio invece, il tempo rimarrà come sospeso e sarà quell’anima a muovere i fili dei suoi attori.

Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con questo luogo, lo ammetto io non lo amo, quando ci vivo mi sembra di essere intrappolata in un barattolo di vetro dal quale è possibile vedere la vita che ti gira intorno ma all’interno del quale non puoi fare proprio nulla. Perché nonostante tutto ve ne parlo? Beh ecco vedete per quanto io la possa rinnegare è da qui che è incominciato tutto, che ho preso le decisioni più importanti e che ho vissuto parte delle emozioni più vere. Per quanto non abbia senso di appartenenza devo riconoscere che anche io sono vittima di quel giogo, di quello spirito affascinante che risorge dalla storia, perché in fondo qualcosa in comune con questo posto ce l’ho: la voglia di riscatto ed è per questo che forse quella sola volta all’anno, quando in città risuonano le chiarine, sorrido e mi sento parte di qualcosa.

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