Né mare né montagna: la vita sul lago di Como

Alla fine dell’estate mi è capitato di ritrovarmi in riva al lago più di una volta: le occasioni sono state diverse, ma la sensazione che ho provato davvero unica. Mi sembrava di essere in un luogo un po’ magico, sospeso a metà tra due condizioni ben definite, due stili di vita che si inseriscono nell’immaginario vacanziero comune. Dopotutto, si sa che il mare ci ricorda il sole estivo, gli ombrelloni e i costumi da bagno colorati; mentre la montagna è subito neve, sci ai piedi e un grappino in una baita di legno.

Il lago invece che cos’è? Il lago è la domenica in famiglia e due mani che si stringono mentre passeggiano insieme. Il lago è un tranquillo paesaggio che ci fa rilassare, ci fa staccare dalla vita quotidiana. E per quelli che lo vivono ogni giorno, il lago?

Il Lago di Como

In verità sono partita in quarta, con un evento esclusivo nella moderna struttura di fronte alla Villa Este di Cernobbio: un posto da veri vips. Ci si arriva in auto, oppure prendendo un traghetto da Como e questo è il modo in cui decine di super cervelloni si spostavano ogni giorno per raggiungere la conferenza RecSys 2017. Ovviamente no, io non ci capisco una cippa di algoritmi per sistemi di raccomandazione, però ho avuto l’occasione di partecipare alla Cena di Gala del penultimo giorno di conferenza. Mi sentivo un po’ come Penny di The Big Bang Theory, che si veste di tutto punto in base all’immaginario socialmente condiviso a cui le parole cena + gala rimandano, per poi rendersi conto che un gruppo di informatici tutti insieme svilupperanno un sacco di idee innovative, ma non certo riguardo al loro guardaroba. Scherzi a parte, è stato davvero bello confondermi tra i nerd e vedere i loro occhi sbarluccicare ogni volta che venivano chiamati sul palco per una premiazione.

La cosa che più mi è piaciuta è stata partecipare a un evento internazionale, in Italia: vedere  passeggiare lungo il lago persone che normalmente sono abituate a lavorare in enormi grattacieli americani o nei  quartieri più tecnologici delle capitali europee, non ha prezzo. Li vedevo felici, spensierati, ammaliati dalla buona cucina italiana e da tutta quella densità fatta di arte e di storia. Prima del dolce abbiamo anche potuto assistere al lancio di fuochi d’artificio “privati”, fatti risplendere sulle acque del lago in occasione di un matrimonio di una coppia di Russi che avevano affittato la villa per l’occasione (e qui vi lascio un minuto per fare due conti).

In effetti quale posto italiano offre un lusso naturale più del lago di Como? La città lombarda è bella proprio per la sua piccola eleganza: suggestiva grazie alla sua posizione geografica, ben curata nell’urbanistica, che regala pezzi di storia perfettamente conservati. Sto parlando dello splendido Duomo, che si affaccia imponente su una piazza raccolta, forse troppo piccola per poterlo ammirare da lontano, ma comunque molto suggestiva (guardatelo attraverso i portici che gli stanno di fronte).

Una via del centro di Como

Oltre a quella della Cattedrale, c’è un’altra piazza che vale la pena visitare a Como: si tratta di Piazza Alessandro Volta, dove si trova l’omonima statua e d’estate i ragazzi si ritrovano per fare quattro risate, palleggiando con un piede e reggendo una bottiglia di birra con la mano, da veri acrobati del sabato sera. In ogni piazza del centro città si trovano facilmente tanti ristorantini invitanti, la cui cucina è tanto buona quanto sono alti i prezzi. I comaschi sanno perfettamente di vivere in un luogo amato da turisti provenienti da tutto il mondo, disposti a spendere molti soldi per una raffinata cena italiana, un abito alla moda, un pezzo di antiquariato. Di giorno, i negozi che si incontrano passeggiando per le vie in sasso sono per lo più catene di moda famose, bar di design e piccole botteghe storiche.

L’interno di un palazzo di Como

A un certo punto, sono rimasta incantata da una libreria che in vetrina esponeva vecchie fotografie e antiche copie de I Promessi Sposi. All’interno, un sacco di libri riposti ordinatamente in altissimi scaffali in legno massiccio e due signori canuti, che hanno continuato a chiacchierare tra di loro anche dopo il mio ingresso. Dopo aver percorso fino alla fine lo stretto corridoio di cui era composto il negozio, mi sono fermata ad osservare i libri esposti nella teca proprio di fronte a loro. Forse perché  giravo sola senza una meta precisa da tutta la mattina, ma mi avrebbe fatto piacere se mi avessero rivolto la parola, cosa che non è accaduta. Non è successo nemmeno quando mi sono fermata in un bar per pranzo, completamente sola ad eccezione della pesante compagnia del mio computer, che mi portavo a presso sperando di trovare un luogo dove poterlo usare. Ps. Ne ho approfittato per iniziare a leggere un’avvincente storia ambientata nell’Antico Egitto, scritta da un’amica.

Niente da fare: a Como non ho trovato uno spazio libero dove poter mettere nero su bianco i miei pensieri e lavorare un po’, né ho trovato un cameriere che mi concedesse una battuta scherzosa o mi desse un consiglio su cosa ordinare. Tutto preciso e ognuno nel suo ruolo e nel suo spazio: più proseguivo nella mia esplorazione cittadina, più mi rendevo conto che non mi sarebbe successo niente di esilarante quel giorno, perché non ci sarebbe stata occasione. Gli abitanti vivono in una città che luccica e hanno capito perfettamente che possono permettersi il lusso dell’ammirazione incondizionata.

Ma appena fuori dalla città ci si toglie il vestito della festa e si indossano i guanti da lavoro. Qui si incontrano case immerse nei boschi, dove i mestieri di una volta vivono in epoca contemporanea: si lavora la terra, si allevano le galline, si prepara da mangiare. La moglie è anche la maestra della scuola elementare e il marito il giardiniere su cui tutti ripongono fiducia. Ci si conosce, ci si saluta e ci si invita a cena. Si lavora, nei campi o in azienda, con passione e una reale proiezione verso l’innovazione. È stato proprio un giovane giardiniere di queste parti che mi ha parlato della startup fondata a Bergamo nel 2015 da una coppia di suoi amici: il Tropico dei Colli è un’azienda specializzata nella coltivazione e distribuzione di frutti esotici nuovi, prodotti in Italia. I ragazzi seguono tutte le fasi di coltivazione, dalla selezione delle varietà alla gestione dei frutteti fino alla raccolta.

Un mestiere di questo tipo mi fa pensare alle canzoni di Davide Van De Sfroos, che mi piacciono tanto perché l’invenzione dei personaggi risiede nella reale quotidianità degli abitanti, che lavorano sodo e parlano il laghee. La musica a Como è un elemento che non manca mai. Mi viene in mente la volta in cui, passeggiando sul lungolago (per gli amici, Lario), mi sono imbattuta in un ragazzo che suonava El Sheeran insieme a un’amica, mentre piano piano le panchine si riempivano di anime passate di lì per riposarsi un po’ e fermarsi a pensare.

Perché la vera bellezza del lago è che fa riflettere: ti fa ritrovare l’obiettivo ed è fonte d’ispirazione per raggiungerlo. E così è stato per me, che mi sono ricordata che a mio modo anch’io sono una pianta in viaggio.

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