È tardi. Sono le 22:49 di domenica sera e ho appena finito di lavorare. Sono mezza ammalata da due settimane e per questo nei giorni passati non sono riuscita a concludere gli articoli che mi ero prefissata di scrivere per evitare di arrivare alle varie scadenze con l’acqua alla gola (o meglio: mi piace avere una scusa per giustificare quello che prontamente accade ogni volta). Mi viene in mente questo bell’articolo di Freeda e anche questo, altrettanto bello, di Trent’anni e qualcosa, che mi fanno sempre sentire un po’ meno sola per lo stile di vita comune che sembriamo condurre in quanto a freelancers (questa parola, spesso abusata, continua a piacermi un sacco e a rendermi molto orgogliosa che la libertà sia contenuta nella mia professione).
In questi giorni sogno un sacco, ma non di notte (che passo puntualmente in bianco a causa del raffreddore che non mi dà tregua) bensì in molti frammenti della giornata. Per esempio mentre ascolto l’interessantissimo programma Il posto in fabbrica che va in onda il mercoledì mattina su RTL 102.5, oppure quando in radio passano Fenomenale della Nannini (una delle canzoni più passionali che abbia mai sentito). Mi vengono mille idee, che vorrei condividere con chi ha voglia di realizzarle, vorrei viaggiare, vorrei ballare. Poi puntualmente mi ricordo che, freedom o libertà che dir si voglia, ho degli obblighi che devo rispettare per arrivare a fine mese … e allora mi ributto a testa bassa sul computer, dimentico la pila di panni da stirare (non mi costa particolare fatica in effetti) e si sono già fatte le 8 di sera. (E qui ci vuole l’ode alla Lidl che rimane aperta fino alle 21 e ogni volta mi permette di cenare).
Domani però, vado a farmi un giro. Sono stufa di scrivere di viaggi e di non farne neanche uno, ma sono felice di non essere andata a Genova questa domenica (prima o poi ci andrò!) per gustarmi una delle cose che più mi piace fare: andare contro corrente. Prendermi il giorno libero di lunedì e viaggiare di straforo. Di straforo perché non sarà un vero viaggio, ma una semplice giornata a Milano per andare a ritirare il passaporto, inoltre dovrò sicuramente andare avanti a lavorare, ma voglio farlo in un bar. Purtroppo non sono ancora iniziate due mostre che non voglio perdermi (dal 17 ottobre quella di Toulouse Lautrec a Palazzo Reale e da febbrario quella di Frida Khalo al MUDEC), ma sicuramente troverò aperto il Giardino delle Culture di via Morosini 8 e finalmente potrò ammirare i suoi fantastici murales. Mi piacerebbe entrare al Matcha Bar o nelle atmosfere wesandersiane del nuovissimo Bar Luce. Se sarà una bella giornata, farò sicuramente due passi a Parco Sempione, fino all’Arco della Pace : poco distante ricordo di aver visto uno dei ristoranti ispirati a quello del personaggio di Marrabbio di Kiss Me Licia (si chiama Maido!)… magari ci andrò per pranzo.
La morale di questo post mezzo delirante delle 23:11 di una domenica sera di ottobre è che, per quanto vi siano cose che sentiamo di dover fare, non dobbiamo mai smettere di seguire quello che vogliamo per davvero. Quindi evviva i progetti e gli imprevisti che rovinano un po’ i piani … non è per questo che si fanno i programmi?
come è andata…
Obiettivo passaporto raggiunto. E il cielo era di un azzurro splendente.
Anche il Giardino delle Culture raggiunto. Proprio bello: con le panchine e le persone che prendono il sole e fanno pausa pranzo insieme.

Giardino delle Culture
Qui e là, mi sono lasciata catturare dal colore brillante dei mattoni, illuminati da un sole caldo.

Santa Maria delle Grazie, dove si trova Il Cenacolo di Leonardo da Vinci

San Gottardo in Corte, dietro al Duomo
Sono pure passata davanti al Tribunale, che mi suscita sempre un certo fascino.

Tribunale di Milano
A un certo punto però, stavo per tornarmene a casa. Il bancomat era guasto e l’altra banca decisamente fuori mano, il sistema informatico del mio posto preferito per pranzare a Milano fuori uso e quindi pure le casse k.o. (ndr Il Mercato del Duomo), la batteria del mio telefono mi stava salutando e non riuscivo a trovare un posto tranquillo dove poter scrivere al computer e usare il wifi. (Possibile che dietro parole “fighe” come open space e coworking si nasconda la solita mentalità italiana per cui paghi anche per respirare?). Stavo quasi per entrare in un McDonald’s quando ho trovato lui … il Bar Panini Durini. ——> Voto: 10+
Mi sono gustata un buonissimo Chai latte su un divanetto con vista sulle palme di Piazza Duomo e ho scritto in santa pace al pc, mentre una ragazza americana a fianco a me leggeva un libro e dall’altra parte un distinto signore (con una giacca di pelle scamosciata stupenda) sfogliava il Corriere.

Fondazione Prada
Il pezzo forte della giornata? Un giro alla Fondazione Prada e al Bar Luce. Ampi spazi, stile minimal e zero gente. Un posto tranquillo e di design, che si raggiunge facilmente dalla fermata Lodi della metropolitana. Qui si trovano anche un cinema, uno spazio espositivo e una biblioteca … e ovunque atmosfere retro che ricordano molto Gran Budapest Hotel.

Palazzo Dorato nella Fondazione Prada