Questo articolo fa riferimento alla serie di racconti pubblicati in occasione del Contest di scrittura in italiano sul blog di Online Italian Classes, a cui l’autore Erik Gambatese non ha potuto partecipare.
Che imbroglio se
Per innamorarmi basta un’ora?
Che fretta c’era
Maledetta primavera?
Che fretta c’era
Maledetta come me
La donna e l’uomo non si conoscevano finché, in una notte di metà aprile, si ritrovarono l’uno nella vita dell’altra.
Era tardi, molto tardi, e il caffè all’angolo risplendeva caldo contro le profonde ombre verdi e blu delle strade intorno. La canzone risuonava a tutto volume dall’alto.
“Tutto tranne quella”, disse la donna seduta al bancone, guardandosi le unghie scheggiate. Aveva sbagliato a scegliere un classico rosso scuro. Uno smalto più chiaro sarebbe stato più durevole e avrebbe nascosto di più.
“Tutto tranne cosa?” disse l’uomo seduto accanto a lei.
La donna rimase in silenzio. Passarono due minuti o quelli che sembrarono due minuti.
Che fretta c’è, maledetta primavera? suonavano gli altoparlanti. Erano a tutto volume.
“Questa canzone! Basta con questa canzone dozzinale. Non l’abbiamo ascoltata abbastanza per tutta la vita? Se la sento ancora una volta, mi butterò dalla finestra”, sentenziò la donna.
Lei guardò fuori. Era buio e il vetro delle finestre rifletteva l’interno del caffè come se fosse uno specchio.
L’uomo non era troppo preoccupato. Sapeva che lei non stava parlando seriamente. A lui invece piaceva questa canzone, gli faceva ricordare la sua infanzia leggera e libera. Gli piacevano anche il vestito rosso, i capelli ramati e il sorriso imbronciato della donna.
Il ragazzo dietro il bancone le portò il pane tostato. Era tagliato in diagonale, formando due triangoli gialli perfetti sul cerchio bianco del piatto. Le riempì di nuovo la tazza di caffè.
Lasciami fare
Come se non fosse amore
Ma per errore
Chiudi gli occhi e pensa a me
“Non importa,” continuò la donna “ogni giorno diventa più difficile trovare un bar aperto tutta la notte. Ricordo che una volta ce n’erano così tanti. Ma dopo tutto quello che è successo, dopo tutte le chiusure…”.
Si guardò di nuovo le unghie. All’improvviso ebbe un’altra idea. La prossima volta avrebbe scelto un colore più vivido e audace. Verde smeraldo, azzurro di Giotto, l’arancione del tram che aveva preso quaranta minuti prima.
L’uomo accanto a lei fissò il pane abbrustolito.
“Mia madre diceva sempre che un panino perfetto ha bisogno di tre grassi,” sbottò l’uomo, “come burro, formaggio, olio d’oliva. Tutti e tre insieme. E qualsiasi altra cosa tu voglia. Ma il segreto sono i tre grassi. Penso che lei l’abbia letto in un libro molti anni fa. “
“Cosa c’entra questo? Stupidaggini!” esclamò seccata la donna. E poi, dopo un attimo: “Mi dispiace. Non ho fame.” Giusto in quel momento il ragazzo le portò delle uova strapazzate. “Non so perché le ho ordinate.”
Lei sospirò e bevve un sorso di caffè. Si perse nuovamente nei suoi pensieri. No, no, invece il verde smeraldo sarebbe stato male. Forse un giallo forte come il giallo limone. Giallo paglierino? Rabbrividì al pensiero. Lei guardò l’uomo. Avrebbe voluto che non ci fosse lui, avrebbe voluto che ci fosse qualcun altro, un uomo più forte, più deciso. Avrebbe voluto che lui fosse Eddie. Aveva sbagliato a venire qui.
L’uomo si voltò verso la donna e la guardò negli occhi.
“Quando ti ho vista alla fermata dell’autobus non potevo crederci. Ho pensato fossi la donna più bella che avessi mai visto. Sul serio.”
Allora le sembrò che tutti i muri e le finestre che la circondavano si stringessero. Si guardò ancora una volta le unghie. Il rosso Olivetti? No. Forse il rosso scuro classico era il colore giusto, dopo tutto.
“Per favore, non dirlo a Eddie”, disse la donna, «lo ucciderebbe. Senti, non ti avrei mai incontrato qui se avessi avuto un’altra scelta” lei mentì.
“Inoltre, è il tuo migliore amico”.
“L’ha detto lui?”
“Già.”
L’uomo sapeva che era una bugia ma non gli importava. Nonostante tutto quello che era successo, era felice di essere lì con lei.
Lo sappiamo io e te
Maledetta primavera
La donna allontanò il pane abbrustolito. Non ne aveva preso neppure un morso. Tutto ad un tratto pensò ai fenicotteri, quelli che vivevano in quel parco in mezzo a Milano, non lontano da lì, quelli che aveva visto in gita da bambina.
Le venne in mente un’altra idea: Rosa. Sì, il rosa dei fenicotteri. La prossima volta avrebbe scelto il rosa. Il rosa dei fenicotteri sarebbe stato perfetto.
Photo Credits: https://en.wikipedia.org/wiki/Nighthawks_(Hopper)#/media/File:Nighthawks_by_Edward_Hopper_1942.jpg