Il mio viaggio alla scoperta del Continente Nero inizia grazie a un progetto di interscambio culturale: condivisione, ospitalità e interazione sono le parole che meglio descrivono questa iniziativa.
All’alba di un lunedì di pieno agosto, eccomi pronta alla partenza: in aeroporto con in mano un biglietto per Dakar, capitale del Senegal. Per due settimane sarò ospite presso una famiglia di senegalesi residenti a Yoff, piccolo villaggio affacciato sul mare alle porte di Dakar. Parto con tante domande, curiosità ed entusiasmo … ma decido di non avere aspettative, perché voglio vivere ogni momento per quello che è, in una realtà così lontana da quella che è la mia monotona quotidianità.
La prima sorpresa arriva al nostro atterraggio all’aeroporto di Dakar: il caldo soffocante me l’aspettavo, ma l’aeroporto in sé è quanto di più diverso da un aeroporto che potessi immaginare. Ci ritroviamo in una specie di capannone con in mezzo un rullo dove scorrono le valigie. Tra il casino e la confusione generale, riusciamo a recuperare anche i nostri bagagli e finalmente arriviamo in quella che per due settimane sarà la nostra casa.
Yoff è un paesino piccolo dove le strade non sono asfaltate ma sabbiose (un bel disagio con il trolley!), piene di bambini curiosi e sorridenti. Essendo un paese affacciato sul mare, la popolazione vive soprattutto grazie al commercio della pesca. La spiaggia di Yoff è bellissima: immensa, setosa, naturale e del tutto autentica. E’ anche molto popolata, tra pescatori che con le loro imbarcazioni si spingono nell’oceano, bambini che giocano e un’infinità di giovani che si ritrovano (alle 17.00 di ogni giorno) per allenarsi e fare sport insieme.
Nel mio soggiorno a Yoff imparo il valore del tempo: non ho impegni, sveglie, scadenze o routine da rispettare, così le giornate assumono un significato del tutto nuovo e diverso. Al mattino mi alzo presto, per piacere mio e non per obbligo. Mi piace godermi la tranquillità del paese, la popolazione che si prepara a vivere una nuova giornata, tra uomini che si recano alla spiaggia e donne dagli abiti coloratissimi che passeggiano sul mercato locale alla ricerca dei prodotti più freschi per cucinare i pasti per tutta la famiglia. Qualche volta anch’io vado al mercato: accompagno la ragazza che si prende cura della casa a comprare il pane fresco per la colazione, mentre le mie due compagne di viaggio ancora dormono.
Inutile dire che per le vie del paesino non passo inosservata: Yoff non è meta turistica, quindi l’unica “bianca” presente sono io. Spesso la gente si ferma per toccarmi, stringermi la mano; per le strade i bambini mi corrono incontro per salutarmi, sorridenti ed emozionati perché per la prima volta vedono qualcuno con la pelle color burro.
Il Senegal mi ha insegnato il significato di ospitalità: prima di partire avevo studiato che il Senegal era famoso per la sua “teranga” che in lingua Wolof significa proprio ospitalità. Nessuno è straniero, nulla è diverso, tutto ciò che arriva da oltre il confine è considerato un ospite. Ovunque si può sentire questo senso di ospitalità: gli abitanti che si fermano per strada a salutarti non mancano mai di augurarti un “Benvenuto in Senegal” con un lungo sorriso. La famiglia che ci ospita ci vizia con tante attenzioni, tra the freschi e mango dolcissimi.
Una delle emozioni più grandi durante la mia permanenza in Senegal è stata la passeggiata al tramonto sulla spiaggia. Un’atmosfera quasi magica e surreale, con colori e paesaggi paradisiaci mai visti prima, faceva da cornice a una sensazione di pace e benessere impossibile da descrivere. La sensazione di vivere la vita alla giornata, godendosi ogni momento senza preoccupazioni e senza troppa ansia per il futuro. Uno di quei momenti impagabili che fanno sparire qualsiasi negatività o malumore.
A regalarmi tante emozioni durante la mia permanenza africana sono stati soprattutto i bambini. Non ho mai perso l’occasione di giocare, ridere e divertirmi con i bambini che popolano le vie di Yoff. Nonostante le difficoltà linguistiche (non avevamo modo di comunicare verbalmente), sono riusciti a trasmettermi emozioni così forti da farmi piangere di commozione. E’ incredibile pensare al mondo di questi bambini: nati in un piccolo paesino africano, dove solo i più fortunati hanno la possibilità di andare a scuola, cresceranno lì a Yoff e probabilmente i maschietti diventeranno dei pescatori, mentre alle femminucce toccherà prendersi cura della casa e della famiglia. Probabilmente non immaginano neanche che esiste un mondo diverso al di fuori di Yoff, un mondo fatto di auto, clacson, televisori, pubblicità e false speranze.
Sicuramente vivono con molte difficoltà, tra mancanza d’acqua, arretratezza in ogni campo, assenza di tecnologie e tante altre cose che noi diamo ormai per scontato. Ma tre cose non gli mancano: il sorriso, la voglia e la gioia di vivere ogni giornata al massimo come se fosse la migliore della loro vita. Questo, sono sicura, è l’aspetto che più ho amato nel mio viaggio in Africa. Un concetto che dovrei imparare ad applicare ogni giorno anche nella mia quotidianità, riportando un po’ di quei sorrisi e di quel calore anche nel grigiore delle mie giornate italiane.
Questo articolo è stato scritto da Anna e tratto da Storie di un viaggio in Senegal di Anna Dainelli, Agosto 2016.
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