Pochi giorni fa stavo sfogliando alcune riviste di cucina alla ricerca di ricette sfiziose e mi sono imbattuta in uno splendido articolo di Sale&Pepe su Piacenza, la quale veniva identificata come la città dalle tre C: Caserme, Chiese e Conventi.
Condivido questa visione della mia città, anche se forse un pochino impostata: basta percorrere a piedi le vie appena adiacenti al centro storico per rimanere affascinati da un susseguirsi di imponenti edifici militari, alcuni dismessi, e luoghi di culto ancora custodi di antichi retaggi stilistici e architettonici.
La lista citata nell’articolo però mi sembrava incompleta e ora mi sento di aggiungere una quarta C: Cibo, ottimo cibo.

Piacenza sarà anche una piccola città ma la sua passione per il cibo è grande e viene quotidianamente celebrata nelle botteghe, osterie e ristoranti, ognuno con la propria impronta culinaria compresa tra l’immaginario segmento che vede alle estremità opposte tradizione e innovazione.
A innovazione e creatività è stato dato tantissimo spazio nella Taverna Rabarbaro, un locale che da qualche anno a questa parte si è affermato per essere uno dei preferiti dai piacentini.
Taverna Rabarbaro
La location, a pochi passi dal centro di Piacenza
Un angolo nascosto di Piazza Cittadella. Lascio alle mie spalle il magnifico Palazzo Farnese e costeggio a piedi l’ex stazione dei pullman. Proprio nell’angolo retto della piazza si trova la Taverna Rabarbaro, che mi ha da subito conquistato per l’atmosfera, simpatia e gusto.
Appena varcata la soglia, sono stata investita da una raffinata ma allo stesso tempo calda sensazione, come se fossi entrata in un luogo famigliare, casalingo. Il locale ha un arredamento essenziale ma con uno stile tutto particolare, come va di moda adesso.

Mise en place minimale, non c’è tovaglia, ma solo lo stretto necessario: posate, tovagliolo e bicchieri. Pavimento di mattonelle, pareti scrostate che ospitano a turno opere d’arte di artisti emergenti e non. Saltano all’occhio vecchie riviste di cucina accatastate su mensole e deliziosi centro tavola fioriti.

Ultima e apprezzatissima chicca è la cucina a vista che permette di sbirciare gli chef all’opera.
Il menù del Rabarbaro
Mi siedo al tavolo con un’altissima aspettativa e, dopo un primo sguardo al menù, non vengo affatto delusa. Ogni portata, dall’antipasto al dolce, conta di 3-4 differenti proposte. Ciò che più mi stupisce sono gli inediti abbinamenti che rendono difficile e ardua la scelta: non posso avere un assaggio di tutto? Opto alla fine per due portate di carne… e il dolce? No, era troppo difficile scegliere e così ho convinto gli altri commensali a prenderli tutti per condividerli.
- Entrée offerto: Fregola sarda con feta e verdure.
Un fresco preludio al menù che ci aspetta.

- Antipasto: Carpaccio di Cervo con crostone integrale, e Cipolle in agrodolce.
Adoro il piatto scelto. È ben equilibrato grazie al giusto contrasto tra la croccantezza del crostone, la delicatezza della carne e la sapidità del passion fruit, che insieme creano una fusione gustosissima al palato.

- Primo: Tagliolini al ragù di Faraona e Tartufo.
Come posso raccontare un piatto che parla da solo? Un piatto semplice ma intramontabile. Gli ingredienti si sposano perfettamente l’uno con l’altro e si esaltano senza sovrapporsi.

- Dolce: anzi no. Dolci: Cheesecake alla Rosa e Frutti di Bosco, Babbà imbevuto di Liquirizia e mousse al Cardamomo, Panna cotta alla Vaniglia e Rabarbaro. Sarebbe stato un peccato dover scegliere una sola di queste prelibatezze e quindi mi sono concessa un assaggio di tutti e tre i dessert. Nessun “obbligo” è mai stato così dolce.

Il servizio del ristorante piacentino
Durante l’intera cena siamo stati coccolati dalla simpatia e professionalità del titolare, che non manca mai di sorriderci e regalarci battute. Nessuna invadenza e nessuna mancanza. Un servizio attento e cordiale che dona un maggiore allure alla Taverna.
Anche il conto non riserva sorprese: ogni portata costa € 13 e i dolci € 5, quindi è facile farsi subito un’idea di quello che sarà il conto finale.
Mi alzo dal tavolo più che soddisfatta e con la pancia piena. Un ultimo saluto e poi rientro a casa, dopo essermi concessa due passi nel centro storico, tra l’atmosfera antica conferita dalle chiese e dai conventi di Piacenza.
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