Tango.

Appuntamento alle 20 in Carrer Diputació 215. Solito ritardo sparato. Corsa con i capelli bagnati, trascinandomi dietro il suo entusiasmo da foca spaparanzata al sole.

Ecco il palazzo. Buissimo. “Tetrico”, direbbe la mia collega. La porta di sotto è semi-aperta, stile film horror. Saliamo per le scale strette e buie e arriviamo all’entresuelo: niente, non un appartamento aperto, non un cartello o un avviso. Arriviamo al principal: una porta socchiusa e uno spicchio di luce … che facciamo, entriamo? Con la cautela che dovrebbe avere un elefante in una cristalleria, entriamo nella sala dell’appartamento, colpevoli di imporre la nostra presenza in casa di qualcun’atro, “Casa Menorca” per la precisione.

“Come, prego?” - “Esta es Casa Menorca” dice il signore con la pancia, ma anche la barba grigia e gli occhi profondi. “Perdona, estamos buscando a la clase de tango” - “Allora dovete andate in Casa dell’Uruguay. Io sono per metà uruguayano e per metà italiano. È bello parlare italiano ogni tanto, così non mi dimentico! Seguitemi.”

Manuel saluta gli amici di Casa Menorca, un gruppetto di capelli grigi impegnati con fogli di carta, idee e risate. Per nulla preoccupati della nostra presenza nel loro salotto.

La casa dietro di loro si rivela intrigante ad ogni passo, fino ad arrivare a una piccola scala di legno. Ogni gradino scende e suona un po’ più forte, e la musica si fa teatro. Il palco è modesto, la platea grande ma le sedie si sono fatte da parte per lasciare spazio al parquet, protagonista. Las reglas de oro del tango sono appese con cura su pareti scrostate dal tempo, ma ancora azzurrine … e conosciamo Raúl. La sua presenza è importante, il passo sicuro, gli occhi profondi e ci fa scivolare sul pavimento a ritmo di musica, dove un piede deve sempre passare per l’altro, perché l’eleganza è anche questo.

I ballerini di Raúl sono una famiglia tranquilla, in festa. Ti offrono da bere se hai sete e ti raccontano un pezzetto della loro vita, se vuoi. Così anche noi ci proviamo, piano.

La sera del 7 di gennaio soffia un vento caldo nelle strade di Barcellona e io non ho voglia di tornare a casa. Cerco quel locale che sempre ho pensato di provare, senza averlo mai fatto e così finiamo seduti ad uno dei suoi tavolini rotondi. L’atmosfera argentina è ovunque, nella musica, nei piatti e nei camerieri animati dalla musica. Il vino della casa è servito nei tipici bicchierini larghi e tozzi, il gusto delle empanadas è inconfondibile. Il giovedì sera la cittá è viva come non mai, sveglia e accogliente. Universitari, lavoratori, amici di ogni età camminano per le strade e chissà quali altre meraviglie si celano dietro i portoni dei palazzi. Noi alla fine torniamo, ma non senza un vasetto di dulce de leche per la colazione dell’indomani.

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