Mi sono resa conto che penso spesso ai bambini durante le mie giornate.
Al mattino, quando esco di casa di corsa e salto sulla mia bicicletta, prima o poi mi imbatto in un gruppetto di bambine bellissime nelle loro code di cavallo more, saranno almeno sei. Alcune hanno gli occhi azzurri e sembrano gemelle, altre hanno i tratti del viso leggermente differenti, i capelli più chiari e gli occhi più scuri. Camminano per mano, accompagnate da una donna magra, elegante, dall’aspetto serio e responsabile … anche lei con la coda di cavallo. Le accompagna al cole tutte le mattine e io tutte le mattine mi domando chi sia, perché per essere la mamma sembra così giovane e longilinea … però si assomigliano così tanto. Ogni volta le sorpasso e vorrei salutarle, ma poi mi accorgo che è più bello osservarle senza farsi notare, per non rovinarne il mistero.
Al lavoro non ci sono bambini, ma ci sono tanti clienti che mandano in stampa le foto dei loro figlioletti sorridenti e io, tutte le volte che devo visionare un ordine così, mi lascio scappare un sorriso.
Al pomeriggio vado proprio a scuola, una scuola bella da poter essere scambiata per un castello.

Sagrat Cor de Sarrià
Gli scolari a Barcellona sono obbligati ad indossare un’uniforme, diversa per ciascun istituto, tuttavia tendenzialmente composta da una maglietta bianca, per le bambine una gonnellina blu, nera, verde scuro o bourdeaux e delle calze lunghe fino al ginocchio dello stesso colore. In più, in dotazione, ci sono un maglioncino di cotone per quando fa freddo e ovviamente le scarpe … dei mocassini seri e all’apparenza piuttosto scomodi. Quello che condivido del tema divise è il fatto che aumentano la percezione di uguaglianza tra i bambini, perché ne eliminano le differenze; quello che non ho mai capito è perché le piccole debbano rimanere con metà gambina scoperta anche d’inverno, nonostante il freddo (in certe giornate anche Barcellona trema un pochino).
Ad ogni modo loro non sembrano preoccuparsi troppo di tali incoerenze nel loro abbigliamento ed escono da scuola sorridenti, chiacchierando con le amiche e mangiando la merenda, perché la merenda qui è una cosa seria. Da quando vivo in questa città non ho ancora individuato cosa mi abbia fatto prestare questa particolare attenzione alle merende nelle mani dei bambini: dev’esserci un dettaglio che mi sfugge, un particolare che avrei dovuto cogliere i primi giorni e che invece non ho afferrato, facendolo scivolare nella routine a cui oramai mi sono abituata. Sta di fatto che la merenda dei bambini spagnoli a me continua a sembrare diversa da quella dei bambini italiani. E’ come se fosse un rito, più che una reale necessità, qualcosa che si deve fare perché è il momento, tant’è che esiste anche un verbo specifico, merendar, e un orario, las 5 de la tarde. Qualunque sia la sfumatura, è bellissimo stare in mezzo ai bambini che escono da scuola e fanno merenda insieme: mi trasmette una sensazione di gioia e libertà.
Oggi Ada mi ha raccontato una cosa curiosissima (in realtà non so bene perché la sto chiamando Ada, ci sarebbero così tanti nomi fittizzi molto più spagnoli di questo, ma va beh … no pasa nada). Quello che mi ha spiegato oggi questa bella bambina è come si festeggia il Carnevale nelle scuole di Barcellona: per tutta la settimana si devono seguire delle norme, secondo le quali in ciascun giorno i bambini devono presentarsi in classe travestiti in un certo modo. Il lunedì, ad esempio, devono dipingersi il viso come una mascherina colorata. Il martedì tutti in pigiama! Il mercoledì si gioca al gatto e al topo e ciascuno può scegliere un animale a cui assomigliare. Il giovedì il tema è ancora diverso e il venerdì ognuno indossa il suo costume migliore, perché dopo la mattinata di lezioni regolari al pomeriggio ci sarà una grande festa con musica e torte!
Barcellona è la città perfetta per un bambino: l’ajuntament, ovvero il comune della città, durante l’anno organizza tantissime attività e feste. Penso al giorno dell’Epifania, che quest’anno ho avuto la fortuna di vivere a pieno: il 5 gennaio, a partire dal tardo pomeriggio, una nave trasporta i Re Magi fino alla Barceloneta. Comincia quindi la Cabalgata de Los Reyes: una grande parata di carri dagli scenari più svariati, animati dagli artisti più abili, dai costumi spettacolari. Personaggi fiabeschi, folletti e ballerini percorrono lentamente le vie principali della città, accompagnati da musica e luci, mentre attorno a loro grandi e piccini interagiscono con i loro giochi e cantano le loro canzoni. Alla fine chiudono la cabalgata i 3 protagonisti della notte, coloro che lasceranno i doni ai bambini, lanciando caramelle e cioccolatini attraverso macchinari incredibili.
Ugualmente la città è tappezzata di aree verdi protette, ospitanti un piccolo parco giochi. Anche in questo caso ho fatto un confronto con la situazione delle aree verdi in Italia e questa volta la differenza l’ho trovata: in Spagna questi spazi dedicati al riposo e ai giochi dei bambini sono più piccoli, ma più frequenti rispetto a quello che avviene in Italia. Qui ci sono grandi spazi dove i bambini possono correre e giocare mentre le mamme chiacchierano tranquille sedute sulle panchine, ma bisogna sapere dove andare per cercare il parco giochi del proprio quartiere, per esempio. A Barcellona si esce per fare due passi e sicuramente se ne incontra uno: piccolino, protetto da recinzioni in legno, con giochi sempre diversi. Qui le strade sembrano costruite per dare la precedenza alle esigenze del cittadino, in particolare del passante, e gli abitanti sfruttano ogni angolo a loro dedicato, come a ringraziare per il servizio, come per dire “si, ne ho proprio bisogno”.
Per concludere posso dire che Barcellona è una città che sa dare valore ai bambini: sa capire le loro esigenze e sa riconoscere quanto sono importanti per rendere viva e allegra una città. Basti pensare al ruolo di un bambino che fa parte dei Castellers della propria città o paese: il più piccolo di tutti è la punta della piramide umana, colui che rende valida o meno la faticosa salita di tutti gli altri compagni, alzando la mano al cielo per pochi secondi. Non avete mai sentito parlare di questa tradizione spagnola? Guardate questo video, vale più di mille parole e vi lascerà senza fiato.

Castellers de Barcelona
Se quindi siete interessati a viaggiare a Barcellona con i vostri figli ma avete paura che sia un luogo troppo rischioso e non adatto ad una vacanza in famiglia, non temete! La città saprà accogliervi nel migliore dei modi e voi potrete girare per le sue strade tranquilli, perché ad ogni necessità troverete una risposta, a partire da questo splendido bar che dispone di un fasciatoio per i bebè e di un cortile privato dove far correre in sicurezza i bimbi più grandi, mentre voi vi gustate uno dei più buoni café con leche di Barcellona 😉

Bar del Convent – Pl. de L’Academia/ Carrer Comerc 36 (Borne)