Questo articolo è stato scritto da un signore inglese e risale al 1 aprile 2020. Si tratta del suo secondo pezzo, perché ora ha più tempo e… voglia di raccontare a noi italiani cosa succede non molto lontano.
Dopo poco più di una settimana in isolamento (“lockdown”), ho pensato che condividerei con voi delle esperienze della vita qui in Inghilterra.
Come molte persone, ho seguito la notizia della situazione in Italia durante gli ultimi due mesi e, a causa del mio amore per il Paese e per la sua gente, ho sentito il vostro dolore e la vostra tristezza. Allo stesso tempo, non avrei quasi potuto credere che le cose anche si fossero riflesse qui, ma ancora
siamo qua al lockdown.
Il mio posto di lavoro in effetti è stato chiuso e non è il tipo di lavoro che si può fare da casa. Come molte persone, l’80 per cento del mio stipendio sarà pagato dal governo, ma ci sono molte persone (come mio fratello) che non sono in una posizione così sicura. In ogni caso, non posso iniziare a calcolare l’impatto economico a lungo termine in tutto il mondo. Né cerco di farlo, perché l’attenzione in questo momento è lo sforzo di proteggere il maggior numero possibile di vite, indipendentemente da ciò che comporta.
All’inizio, il lockdown sembrava come un soggiorno: vale a dire una pausa dal lavoro, un’opportunità per rilassarsi un po’, per chiacchiere con amici su Skype, WhatsApp, Zoom eccetera. Il famoso senso dell’umorismo britannico era vivo e vegeto, con molti video divertenti che sono stati diffusi e scherzi condivisi… per esempio:
“Hai sentito che la polizia adesso ha il potere di rottura dei gruppi?”
“Sì. Spero che comincino con Coldplay!”
Anche il mio gatto sta facendo il distanziamento sociale; non mi porta più un regalo di un topo o un uccello. Adesso lui mantiene la sua distanza dagli altri animali!
Dappertutto i posti sono come città fantasma. Rimane l’infrastruttura, ma non c’è nessuno. Facciamo la fila per entrare al supermercato, manteniamo una distanza di due metri e proviamo a comprare solo ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Il resto del tempo siamo a casa, solamente uscendo dalla casa per fare una breve passeggiata.
Ho visto il meglio e il peggio del comportamento umano. C’è stato un appello per cercare di reclutare 250.000 volontari, al fine di consegnare cibo e medicine alle persone più vulnerabili in isolamento, oppure per telefonargli per avere una conversazione amichevole. Dopo 24 ore, già c’erano 250.000 volontari, dopo altri tre giorni c’erano 750.000 volontari registrati. In momenti così sono veramente orgoglioso della mia nazione. Se c’è una cosa bella che possa emerge da questa crisi, certamente è l’unità del nostro popolo, cioè un senso di comunità perduto da tempo.
Una nazione che, fino a poco tempo fa era divisa a causa della Brexit, si è riunita quando ci siamo resi conto che siamo tutti in questa situazione insieme. Che paradosso che l’isolamento sociale può avvicinarci l’uno all’altro.
Altre volte sono disilluso dalle azioni degli altri. Ci sono stati certe persone che hanno comprato in panico, non lasciando nulla sugli scaffali dei supermercati per gli altri, solo per più tardi buttare via il cibo sprecato. Ci è stato detto di non fare viaggi inutili, ma due giorni fa la polizia ha intercettato un uomo che stava tornado a casa in macchina. Lui stava facendo un viaggio di 220 miglia in totale per recuperare alcune finestre usate che aveva acquistato online. Dal momento che, a causa delle finestre abbastanza grandi, non c’era spazio sui sedili della macchina, sua moglie
stava viaggiando nel portabagagli. A un villaggio, da qualche parte, mancava il suo idiota quel giorno.
Durante gli ultimi pochi giorni, aumenta il numero di decessi e ci è stato detto che aumenterà ulteriormente. Non sono solo gli anziani che morirono. Anche le persone di mezza età sono diventate vittime del virus, nonché un consulente ospedaliero della città vicino a me. Solo ieri sera il telegiornale ha parlato di due adolescenti morti a causa di Covid-19.
Come Paese, ci prepariamo per l’inevitabile picco della pandemia e accettiamo che le cose peggioreranno prima che migliorino. Ora comprendiamo che il nostro dovere civile è quello di proteggere quante più vite possibile e cercare di limitare la diffusione del Coronavirus.
Rimanete forti. State al sicuro. E, soprattutto, restate a casa.