coronavirus-italia

Questa storia fa riferimento a fatti avvenuti il 25 febbraio ed è stata scritta in italiano da una signora inglese.

Due settimane fa, in Italia

Ciao Barbara!
La data di quando abbiamo parlato il più recentemente è venerdì 28 febbraio. Meno di un mese.
Abbiamo chiacchierato di lavoro, di piani, e forse del problema del virus in Lombardia. Quante cose sono cambiate. Incredibile e surreale.
E nel frattempo ho fatto una vacanza. Una mini-vacanza.

Il 7 marzo, Paul, mio marito, ed io, andiamo in Italia. Abbiamo valutato attentamente la situazione, ma questa volta, ci sono meno casi di coronavirus in Alto Adige che in Oxfordshire, dove abitamo. Non c’è avviso ufficiale di non andare. La nostra assicurazione non supporta la cancellazione. E tu, Barbara, mi hai detto che la gente lì ci apprezzerebbe per la nostra fiducia in loro. E comunque, non vediamo l’ora delle nostre vacanze invernali.

Certamente, facciamo una vacanza indimenticabile a Selva. Arriviamo sabato. Un viaggio semplice e senza intoppi. L’anticipazione della strada, contorcendosi verso le montagne.

I rappresentanti ci assicurano che le condizioni della neve sono perfette, tutto è aperto e le piste sono tranquille. Perché i milanesi non ci sono più.
Domenica, facciamo la bella esperienza di sciare sulle montagne stupende, con le piste vuote, il sole splendente, la neve abbagliante. Mi sono ricordata come sciare, nonostante i tredici anni dall’ultima volta in cui ho provato. Al rifugio, prendiamo una birra e guardiamo le Dolomiti: grigie, affilate, stagliate verso un cielo azzurro. Pranzo con una vista sulla valle di Corvara. Sciamo lungo il sentiero di montagna fino al paese sottostante. Pianifichiamo la nostra settimana.

La mattina seguente, lunedì, tutto cambia, con un annuncio che il resort avrebbe chiuso. Oggi sarebbe il giorno finale. E il nostro hotel avrebbe chiuso anche, dopo questa notte. Ci hanno detto che i dipendenti, naturalmente, vogliono tornare a casa.
Abbiamo avuto una giornata di sci nuvolosa e innevata. Un’atmosfera sommessa. Confusione su skipass, noleggio sci, rimborsi. Mi tuffo dentro la salumeria per un souvenir. Offro le mie simpatie alla commerciante. Lei scrolla le spalle. “È un casino.”
L’agenzia di viaggio ci ha trovato un altro hotel e ha cominciato a fare i piani per tutti clienti di evacuare il paese, probabilmente il mercoledì.
Martedì, Selva è una città fantasma. È grigio e nevoso. Facciamo una passeggiata. Non vediamo nessuno. Gli hotel di lusso e gli appartamenti sono deserti. Troviamo un bar aperto, con un giovane che serve panini a qualche visitatore. Chiuderà domani, l’ultimo caffè nella cittadina.

Nel nostro nuovo hotel ci sono dipendenti gentili e una proprietaria accogliente. “Rimaniamo aperti finché abbiamo ospiti, e voi siete benvenuti” dice. Stanotte ci sarebbe stata la loro serata di gala. Ci mettono davanti quattro piatti con un gentile augurio. Vi consiglio l’Hotel Aaritz.
Diciamo alla proprietaria che vogliamo tornare in estate, per vedere ancora le montagne. Luglio è il meglio, dice, prima che vadano via i fiori.

Stasera l’agenzia ci spiega che ha organizzato tre voli da Verona. La gente che torna a Manchester e a Bristol è inclusa nel nostro volo. C’e molto umorismo inglese quando discutiamo sul nostro futuro isolato. La mattina seguente tutti fanno i panini dal buffet. I dipendenti dell’hotel ci prestano coltelli e pellicola trasparente e ci invitano a prendere tutto ciò che vogliamo.
La strada verso Bolzano è vuota. Dopo, sull’autostrada, ci sono più segni di vita. Qualche operaio sta lavorando sulla strada. Alcuni sono nei vigneti o fanno jogging. Molti camion si stanno dirigendo a nord sull’autostrada.
A Verona ci sono i soldati con le mascherine e le istruzioni di stare separati di un metro (ma noi già siamo stati sull’autobus, tutti insieme…). Qualche dipendente porta le mascherine e i guanti, altri no. Siamo sull’ultimo volo. I dipendenti della linea aerea sono seri. Potrebbe essere il loro ultimo
volo. Anche le aziende aeree chiudono.

Una scena differente a Birmingham. Ci aspettiamo di essere trascinati in fretta, di essere tenuti separati. La gente folle che è stata in Italia. Ma niente. Ci mescoliamo con i passeggeri che arrivano da un altro volo. Nessuna precauzione, nessuna indicazione, niente. La Gran Bretagna continua come sempre.

Laura P.