22 agosto 2017
Durante il viaggio nel País Vasco, ogni giorno andava un po’ meglio: senza accorgermene le paranoie svanivano come se non fossero mai esistite. Persino i malanni fisici, piccoli acciacchi come il raffreddore o il mal di schiena, non c’erano più. Ci sono stati molti momenti in cui ti ho pensata: quanto saresti stata bene anche tu qui! L’aria di Piacenza sa essere veramente malsana, pesante, soffocante. Il nostro quartiere, che tu hai sempre amato più di me, sa essere opprimente con tutte le voci inutili delle persone che vogliono commentare ogni minuscola cosa che succede. Ho pensato che, nonostante il profondo dolore che stavi vivendo, al mio ritorno avrei insistito perché tu viaggiassi, magari in questa allegra Spagna o nella tua amata Germania.
Quando sono tornata, mi sono resa conto che eri troppo stanca per le effimere diversioni di questo mondo e sei partita per un viaggio più grande, per cui io non sono ancora pronta. Tu invece, evidentemente lo eri: nel ricercare il tuo scopo nella vita, tra libri per esami infiniti, il lavoro in città, il tempo passato per assistere chi amavi … hai realizzato qualcosa di così immenso che non sei riuscita a figurarti. Perché tu ti sei sempre sentita un po’ incompleta, per non aver mai concluso certi percorsi predefiniti dalla nostra società, secondo te … ma la verità è che hai sempre avuto chiaro quali fossero le priorità della vita.
Gli altri. Le risate. L’essere sempre positivi, anche quando stavi male, anche quando la domanda “Come stai?” era la prima che rivolgevi a noi, sani e ignoranti, perché mai capiremo come dovevi sentirti. E ora io mi sento onorata di averti conosciuta e aver passato così tanti momenti in tua compagnia, persino gli ultimi, che mai avrei immaginato essere così preziosi ed esclusivi. Noi due, le ultime amiche a vedere la tua forza e le prime a notare, in seguito, quanti altri momenti fantastici ci siamo perse, quante altre persone hanno conosciuto la tua bellezza e se ne sono innamorate. Mi sento grata per le cose che mi hai detto, quel pezzetto di storia fatta sempre da un punto di vista legato ai sentimenti. Mi sento speciale perché ora più di prima mi viene in mente quello che tu dicevi di me … e mi sento bella come non mai, così come mi hai sempre descritto davanti agli altri.
Mi sento un po’ più sola, mi sento triste, mi sento arrabbiata, mi sento anche speranzosa. Mi hai insegnato la speranza come nessun altro prima d’ora, quella che io, da stupida, avevo confuso con l’illusione. Mi hai insegnato che il male e la fatica non si possono rifuggire, vanno guardati negli occhi. E’ grazie a te che ho capito quanto devo continuare ad amare la vita, non perché sia breve e sfuggente, ma perché è l’unica cosa che ho e che posso provare a capire, o perlomeno a cavarci fuori qualcosa. Che valore hanno le regole che ci diamo, gli affanni, le invidie, tutta quell’importanza data a delle immense stronzate, ma che continuiamo a far sì che riempiano le nostre giornate? Nessuno ovviamente, ma tu mi hai insegnato che non possiamo fare altro che essere umani.
Magari mi avessi insegnato anche la pazienza! Perché tu ne avevi da vendere. Io al contrario sto diventando sempre più insofferente verso ciò che non mi fa sentire libera e felice, verso chi non ha nulla di meglio da fare che diffondere negatività. Ma Il punto è che io non sarò mai grande come te.
Avevi dei difetti anche tu, sia chiaro. Sto odiando chi ha iniziato a idolatrarti, anche se in realtà è tutto così divertente : in questi ultimi giorni un sacco di volte ti ho vista lì davanti a una delle numerose scene melodrammatiche a cui hai dovuto assistere … ti ho visto ridertela di gusto. Grazie di tutto, amica mia … grazie di tutto, anche di essere passata a salutarmi l’altra notte, leggera come un soffio di vento. Avrei mille altre cose da dirti, e vorrei tanto poterlo fare a voce, ma purtroppo quello che mi rimane è la scrittura, potente e intangibile, proprio come sei tu da ora in poi.
Ciao bella, ti voglio bene e te ne vorrò sempre … perché sempre rimarrai dentro di me.
