lezioni di italiano a stranieri

Questa sera vi racconto una storia che si colloca in uno spazio indefinito. A guardarla dall’esterno, pare piuttosto semplice: i personaggi sono io e il mio computer, o forse meglio sarebbe dire io e il mio lavoro. Lavoro da remoto e lo facevo anche prima della quarantena, quindi in questa storia non succede apparentemente niente di strano.

Se però ci avviciniamo un po’, ecco che dentro quello schermo compaiono delle facce. Persone che parlano con me in un italiano non del tutto corretto, perché lo stanno imparando: sono i miei studenti, che da un anno a questa parte ho avuto la fortuna di conoscere grazie a Online Italian Club, la scuola online che mi ha permesso di esercitare per la prima volta questa professione.

Mi incontro con ognuno di loro tutte le settimane, per almeno mezzora. In tutto parlo con una media di 15 studenti a settimana, il che significa che sono più aggiornata sulle loro vite di quanto non faccia con le mie amiche.

In questo abbondante anno mi sono resa conto di quanto sia facile aprirsi a uno sconosciuto, specialmente quando la limitatezza di lessico obbliga a essere piuttosto diretti nel comunicare ciò che si ha in mente. Al contempo, si crea un rapporto che ha come base una continuità che permette di conoscersi meglio, giorno dopo giorno.

In questo periodo in cui gli occhi sono puntati sull’Italia, non potete immaginare quanti messaggi di solidarietà abbia ricevuto. Mi hanno chiesto se stavo bene, se la mia famiglia stava bene. Mi hanno scritto parole rincuoranti come “andrà tutto bene”, potenti anche senza accento o doppie. Mi hanno fatto ridere, presentandosi alla nostra videochiamata con una mascherina addosso per evitare il contagio via Skype. Mi hanno proposto di inviarmi pacchi di cibo dagli Stati Uniti, quando qui in Italia eravamo ancora nella fase di panico da razzia nei supermercati. Mi hanno ascoltata, con interesse verso il loro futuro, ma anche verso la forza di noi italiani.

Mai una volta hanno mostrato atteggiamenti discriminatori nei miei confronti o nei confronti del popolo italiano e – ora che ci penso – sono stati i primi a spostare l’attenzione dal contagio alla salute. “Il mio vocabolario da malattie è ricchissimo ora!” mi ha detto Michal dalla sua casa di Manchester. “Spero tanto di poter venire presto in Italia” mi ha scritto Kirsten, dal suo ufficio di Stavanger.

Barbara B.